I meme sono un’invenzione del web.
Il termine ha radice nella lingua greca ed il senso del termine è legato all’imitazione. Infatti gli internet meme non sono che foto, frame di film o di filmati di cronaca, GIF, che diventano caricature grazie alla decontestualizzazione.
Ci sono molti tipi di meme, ma ciò che hanno in comune è che fanno ridere e sono la ri-creazione di opere originarie. Capita anche che una foto comune, ad esempio di un bambino con un’espressione particolare, diventa la base dei memes.
I meme hanno la capacità di diventare virali e, se ben sfruttati, possono anche diventare uno strumento di digital marketing.
I meme sono senz’altro protetti dal fondamentale diritto di espressione stabilito dalla Costituzione. Ma non per questo possono essere utilizzati senza rispettare alcuna regola.
La creazione di memes può scontrarsi con la violazione di alcuni diritti:
- diritto di copyright,
- diritto alla privacy,
- diritto a non subire il reato di diffamazione.
La prima cosa da stabilire per definire i limiti legali degli internet meme è capire se costituiscono espressione del diritto di satira oppure no.
Il diritto di satira non è contemplato da alcuna legge italiana. La tutela della satira deriva dall’interpretazione della giurisprudenza che lo considera come un’accezione del diritto di critica.
Quando la satira è meritevole di tutela?
Un meme è espressione del diritto di satira?
Quando una story o un post su IG che rappresenta una vignetta satirica costituisce reato? Quando la satira sfocia in diffamazione?
Rispondiamo a tutti questi quesiti.
CONTENUTO DELL'ARTICOLO
Cos’è un internet meme
La satira spesso si esprime attraverso vignette. Sappiamo che le vignette satiriche esistono da molto prima del web.
Ma con il web hanno iniziato a spopolare i memes, cioè caricature di foto esistenti, oppure frame di film a cui viene abbinato un fumetto.
Ecco la definizione che dà Wikipedia dei meme:
Un meme di Internet è un’idea, stile o azione che si propaga attraverso internet, spesso per imitazione, diventando improvvisamente famosa. In genere un meme ha la forma di un’immagine, una GIF o un video, ma può essere anche una parola o una frase, e riesce a diffondersi principalmente attraverso social network, blog e posta elettronica.
Quindi il meme è tale proprio perché viene diffuso e diventa virale attraverso i social. Non di rado da un meme si genera un nuovo meme e diventa una catena di memes con stessa immagine e testi contestualizzati e personalizzati.
Spesso l’utilizzo dei memes viene previsto anche nelle strategie di social media marketing. Pensiamo ai Legolize meme, ad esempio.
Il meme può incontrare due punti di frizione con la legge:
- costituire un reato se è diffamatorio,
- violare il diritto d’autore se si utilizza un’immagine su cui non si ha la dovuta licenza.
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Diritto di satira e meme
Il punto da cui partire è capire se il meme costituisce una foto satirica, e come tale si applicano i principi del diritto di critica, con i suoi confini, oppure se non è espressione del diritto di satira.
Sicuramente obiettivo del meme è far ridere. Lo scopo viene raggiunto utilizzando foto e immagini provenienti da altre fonti e decontestualizzandole.
Quindi possiamo dire che il meme è l’esercizio del più ampio diritto di espressione, sancito dalla Costituzione, che può sfociare in espressione del diritto di satira quando ne ha i requisiti: è attinente a un fatto reale, sfruttando il real time marketing, oppure è una foto famosa o la scena di un film, ne accentua i toni, e ironizza facendo riflettere.
Pensiamo a quei pochi, per fortuna, memes usciti con la foto del crollo del ponte Morandi.
Facebook: il meme è espressione del diritto di satira
Sappiamo che Facebook ha un reparto addetto alla moderazione, che rimuove i contenuti che violano le sue policy.
Lo scorso anno, nel 2021, un moderatore ha rimosso un meme che secondo lui incitava all’odio. Per la precisione il meme era quello dei due pulsanti e in maniera sarcastica condannava il genocidio in Turchia.
L’autore del meme ha fatto ricorso, ed un secondo moderatore ha confermato la decisione di oscurare il contenuto, ma questa volta la motivazione era la violazione delle regole in relazione ai post che esprimono crudeltà e insensibilità.
In merito alla questione è poi intervenuto l’Oversight Board. Analizzando il contenuto l’organismo ha stabilito che il meme in questione rientrava nelle eccezioni alle policy di Facebook perché espressione del diritto di satira.
L’Oversight Board ha poi suggerito a Facebook d’includere la satira nelle eccezioni alle sue policy.
Ascolta il podcast
Cos’è il diritto di satira
Come anticipato il diritto di satira non è contemplato dalla legge. Tuttavia ci sono numerose sentenze che costituiscono un punto fermo fondamentale per definirne il significato e i limiti. Infatti i tribunali sono stati chiamati molto spesso a decidere in merito a questa modalità di espressione.
Partiamo dalla definizione che ne ha dato la Cassazione in un’importante sentenza del 2013, la n°23144:
[…] la satira costituisce una modalità corrosiva e spesso impietosa del diritto di critica e può realizzarsi anche mediante l’immagine artistica, come nel caso di vignette o caricature, consistenti nella consapevole ed accentuata alterazione dei tratti somatici, morali e comportamentali delle persone raffigurate. Si differenzia dalla cronaca per essere sottratta al parametro della verità in quanto esprime, mediante il paradosso e la metafora surreale, un giudizio ironico su un fatto, rimanendo assoggettata al limite della continenza e della funzionalità delle espressioni o delle immagini rispetto allo scopo perseguito.
Nella formulazione del giudizio critico possono quindi utilizzarsi espressioni di qualsiasi tipo, anche lesive della reputazione altrui, purché siano strumentalmente collegate alla manifestazione di un dissenso ragionato dall’opinione o comportamento preso di mira e non si risolvano in un’aggressione gratuita e distruttiva dell’onore e della reputazione del soggetto interessato.
Le caratteristiche del diritto di satira
La satira per essere tale deve estremizzare le caratteristiche di un personaggio, tale da rendere evidente che non c’è corrispondenza con il vero. Si può dire che il paradosso è la scriminante della satira, perché se manca, il lettore potrebbe pensare che il fatto sia vero, quindi si integrerebbe la fattispecie del reato di diffamazione.
La satira non va poi confusa con la comicità: quest’ultima vuol far sorridere, mentre la satira vuol far riflettere, e spesso è molto pungente nei confronti del protagonista. Soprattutto la satira è volontaria, studiata, mentre la comicità può essere casuale, spontanea. Il confine fra diritto di satira e reato è molto sottile.
Come il diritto di critica anche il diritto di satira parte da un fatto e ne esprime un giudizio valutativo. Sfocia nel reato di diffamazione qualora le espressioni utilizzate vadano oltre il contesto e mirino solo a insultare. Un punto fermo del diritto di critica e del diritto di espressione in senso più ampio, è che devono rimanere legati alla veridicità dei fatti. Poi la satira va nella direzione d’ironizzare in maniera sarcastica ed esasperata il fatto, o il personaggio che ha compiuto il fatto.
Guida Copyright
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Meme e copyright
L’argomento va affrontato sotto un duplice punto di vista:
- il meme viola il copyright dell’opera originaria;
- il meme è esso stesso tutelato dal diritto d’autore.
Diritto d’autore sull’opera originaria
Come anticipato il materiale principale con cui si costruisce un meme è un’immagine famosa: può essere una foto, la scena di un film o una GIF.
Per determinare se sia necessaria la licenza per utilizzare questo materiale, è determinante stabilire, ancora una volta, se il meme rientra nell’esercizio del diritto di satira.
Infatti come per il diritto di cronaca e il diritto di critica, sappiamo che non è necessaria alcuna licenza per utilizzare il materiale protetto dal diritto d’autore.
Ma attenzione a utilizzare i meme nella propria strategia di marketing: affinché non si violi il diritto d’autore, l’opera deve essere utilizzata a fini non commerciali.
Come stabilisce l’art. 17 della Direttiva Copyright:
[…] gli Stati membri provvedono affinché gli utenti in ogni Stato membro possano avvalersi delle seguenti eccezioni o limitazioni esistenti quando caricano e mettono a disposizione contenuti generati dagli utenti tramite i servizi di condivisione di contenuti online: a) citazione, critica, rassegna; b) utilizzi a scopo di caricatura o parodia.
Per non rischiare, quindi, è opportuno scegliere la foto negli opportuni siti stock, dove è facile trovare i template di meme più famosi e liberi da copyright.
Proprietà intellettuale sugli internet meme
Quante volte abbiniamo al concetto di “contenuto virale” quello di “allora possono utilizzarlo tutti”?
Un contenuto coperto da copyright può essere diffuso con i mezzi che mette a disposizione la relativa piattaforma web per la condivisione. Quindi se nel feed di Facebook compare un meme che ci piace, possiamo condividerlo con il relativo pulsante. Non possiamo invece salvare o “screenshottare” la foto e pubblicarla come nostra. Non possiamo neppure modificare il meme.
Sapete perché?
Perché il meme rientra nella definizione di opera derivata: partendo da un’opera principale, quest’ultima viene estratta ed alterata in modo da essere utilizzata con una finalità diversa da quella originariamente prevista dal suo autore.
Quindi, come visto prima, solo l’autore dell’opera principale può creare un meme a partire da essa, oppure affinché altri la possano utilizzare per creare meme a fini commerciali, deve darla in licenza per rendere lecite le modifiche e l’uso fatto da altri.
Per quanto riguarda le eccezioni, valgono le stesse dell’opera originaria: se si crea un meme da un meme, che è espressione del diritto di satira e non sarà ad uso commerciale, allora lo stesso meme originale può essere modificato.
Meme e diffamazione: quali sono i limiti
Il fatto che la foto satirica goda di una tutela rafforzata perché rientrante nell’esercizio del diritto di critica, non significa che attraverso il meme si possa offendere persone in maniera gratuita.
Il rischio di commettere il reato di diffamazione, aggravata per il fatto di essere sul web, c’è anche con i meme.
Se fai una story su Instagram dove fai il meme di una persona con cui hai avuto una discussione, commetti reato?
Soltanto la giurisprudenza ci può rispondere. Dobbiamo quindi vedere se dalle sentenze pronunciate fino a ora si possono trarre delle regole generali:
- la giurisprudenza considera il meme espressione del diritto di satira che, a sua volta, è un’accezione del diritto di critica. Per non integrare il reato di diffamazione, il sarcasmo non deve sfociare in offese al personaggio, che non hanno nulla a che vedere con il fatto in cui il meme è ambientato;
- lo scopo del meme deve essere l’ironia e non l’offesa;
- le espressioni “forti” utilizzate, soprattutto in ambito politico, devono servire unicamente a richiamare l’attenzione e rafforzare il discorso.
È evidente che trarre delle regole non è facile: sarà il giudice a valutare il caso concreto.
Conclusione: come creare un meme senza rischio di sanzioni
Ormai sono moltissimi gli esperti di comunicazione web che si occupano di creare meme.
Cosa devono fare per non rischiare:
- possono utilizzare un’opera protetta dal copyright, visto che il meme è espressione del diritto di satira. Ma il meme non deve avere scopo commerciale;
- sono titolari del diritto d’autore sul meme, quindi hanno diritto a non permettere ad altri di utilizzare lo stesso meme;
- devono stare attenti a far sì che l’ironia non sfoci in offesa verso il personaggio protagonista, altrimenti rischiano una querela per diffamazione.
Se pensi di aver subito diffamazione dal meme o se temi che con i tuoi meme sei a rischio di sanzioni, contattaci per una consulenza!