Nell’era moderna, dominata dalla comunicazione attraverso i social media, è raro trovare qualcuno che non possegga almeno un account sui vari social network. Che sia su Instagram, su Facebook, su TikTok, su LinkedIn, su BeReal, su YouTube, su Google siamo tutti a cavalcare la cresta dell’onda di quella o quell’altra novità; a tenerci informati su ciò che accade agli altri e a tenere gli altri informati su ciò che accade nella nostra vita. Nel mare magnum della verità filtrata dei social, c’è però un fenomeno che dilaga da molto più tempo di quanto si potrebbe pensare e che resiste nonostante il trascorrere degli anni: quello dei profili fake.
I profili fake non sono altro che account falsi, creati per le più svariate ragioni e utilizzati spesso a scopi tutto fuorché nobili. Non è un caso che la loro scoperta dia spesso seguito a segnalazioni presso la piattaforma con la richiesta di bloccare e cancellare il profilo; e, nei casi peggiori, a denunce presso le autorità competenti.
Ad oggi, nel nostro ordinamento non ci sono normative che hanno ad oggetto in maniera specifica la creazione di profili fake sui social.
Per questa ragione l’indirizzo della giurisprudenza è il solo caposaldo a cui possiamo fare riferimento. La conclusione, in breve, è che creare un profilo social falso può dar luogo a diversi reati:
- Sostituzione di persona, quando ci si spaccia per qualcun altro;
- Diffamazione, quando l’obiettivo è rovinare la reputazione di una persona attraverso la diffusione di contenuti;
- Furto d’immagine, quando si procede al semplice utilizzo della foto di un’altra persona come immagine del profilo.
È evidente, quindi, che la creazione di un profilo falso non deve essere presa sottogamba, soprattutto tra i giovani che potrebbero viverlo come un gioco senza sapere di andare incontro a conseguenze di tipo giuridico.
Vediamo intanto cosa significa “fake”, quando si integrano le fattispecie di reato e cosa si rischia in concreto.
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Cosa sono i profili fake?
Un profilo fake è un’identità creata in ambienti digitali dove l’iscrizione avviene tramite un soprannome o nickname, come sui social network, forum o chat. In questi spazi, non è necessario utilizzare il proprio nome reale, permettendo così di adottare pseudonimi o identità fittizie.
La creazione di un profilo fake implica la presentazione di sé con attributi o caratteristiche che non corrispondono alla realtà. Non si tratta solo di mascherare le proprie generalità anagrafiche, ma di assumere qualità specifiche e rilevanti nel contesto di riferimento. Ad esempio, si potrebbe fingere di essere un medico in un forum di consulenza sanitaria, oppure assumere un’identità di genere diverso in un sito di incontri, o ancora dichiarare false convinzioni per infiltrarsi in un gruppo.
L’elemento chiave è che le caratteristiche falsificate devono essere significative nel contesto specifico, influenzando le interazioni e il comportamento degli altri utenti.
Nel caso dei profili social falsi, si adottano generalità inventate o si usurpa l’identità di altre persone, siano esse celebrità o semplici conoscenti. Le motivazioni alla base della creazione di un profilo fake sono varie:
- Danneggiare la reputazione di chi viene impersonato.
- Spiare altri utenti mantenendo l’anonimato.
- Eludere restrizioni imposte dai social network sul proprio account personale.
- Appropriarsi del nome di un brand per impedirne l’uso come nickname ufficiale, una pratica diffusa specialmente su Instagram.
- Instaurare relazioni sentimentali ingannevoli, come nel caso dei profili “catfish”.
- Pubblicare recensioni false.
Chi crea un profilo fake mira generalmente a rimanere anonimo. Tuttavia, come sottolineato dalla Cassazione, questo anonimato è solo parziale, poiché l’indirizzo IP può rivelare l’identità dell’utente. Anche se l’IP è condiviso all’interno di una famiglia, resta comunque un indizio sufficiente per identificare i profili fake.
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I profili fake e il reato di sostituzione di persona (e non solo)
La creazione di un profilo falso non è di per sé un reato informatico. Lo diventa nel momento in cui il profilo viene creato per ingannare gli altri.
È anche vero che spesso questo comportamento infastidisce a prescindere dalla commissione di un illecito. In queste circostanze, quando non ci sono gli estremi per la denuncia, non resta che bloccare l’utente con i mezzi che ci forniscono i social stessi.
Affinché si integri una fattispecie di reato non è necessario che l’obiettivo di creare profili falsi sia rubare l’identità altrui per poterli diffamare. Si commette un reato anche quando la finalità è quella di trarre altri in inganno. Ad esempio ci si finge il CEO di un’azienda per carpire finte interviste di selezione.
Quali sono gli illeciti che si possono commettere creando un profilo falso?
- Sostituzione di persona: non necessariamente per commettere un illecito. È sufficiente farlo per rubarne la visibilità. In questo senso è molto importante la sentenza della Cassazione n.22049 del 2020, nella pronuncia relativa alla creazione di un profilo falso su Facebook, la quale stabilisce che commette il reato di sostituzione di persona chi crea un profilo social servendosi di immagine di soggetto diverso e inconsapevole. Quando si integra la fattispecie di sostituzione di persona?
- È sufficiente utilizzare come immagine profilo la foto di un soggetto terzo, anche se il nome dichiarato non è lo stesso della persona di cui viene rubata l’immagine;
- Quando si utilizza lo pseudonimo altrui come nickname, quando questo pseudonimo è riconducibile ad una persona fisica;
- Utilizzo delle generalità dell’altro soggetto;
- Furto d’immagine: si usa la foto di un’altra persona e si mette sul profilo falso. Il reato sussiste anche se il nome utente non coincide con quello del soggetto presente in foto. Infatti già la foto è sufficiente per creare confusione negli altri utenti e farli cadere in errore. Non è furto d’immagine se utilizzi una grafica trovata sul web. In tal caso però è molto facile incorrere in un altro tipo di illecito, quale la violazione del diritto d’autore;
- Dichiarazione di altro sesso che sottintende la volontà di ingannare gli altri;
- Diffamazione aggravata: quando le offese vengono pubblicate sul web possono raggiungere un numero indefinito di persone, ecco perché il reato è aggravato.
I profili fake dilagano soprattutto su Facebook perché è il social che meglio si presta alle finalità per cui si creano questi tipi di account. Non sempre è semplice riconoscere i profili Facebook falsi, soprattutto quando sono creati per commettere reati.
Vediamo cosa bisogna verificare prima di accettare il collegamento da parte di un account che non conosci:
- verifica che le info nel profilo siano complete;
- immagine del profilo: scaricala e analizzala con Google. Se vedi che è associata a più persone molto probabilmente non corrisponde all’identità di nessuna di esse;
- controlla se l’account viene taggato da amici e conoscenti;
- non avete contatti in comune;
- è su un social ma non condivide contenuti, il che è di per se un controsenso;
- l’account è stato creato di recente.
In generale, sii sempre ben consapevole di cosa rendi pubblico di te stesso, per capire se questo utente ha informazioni dettagliate su di te perché ti conosce offline o per quello che pubblichi.
Nel momento in cui c’è stata la denuncia, il PM può chiedere gli accessi ai provider —i quali sono tenuti a collaborare— per risalire alla vera identità di chi ha creato il profilo Facebook falso. Come anticipato, la giurisprudenza considera una prova indiziaria l’indirizzo IP da cui l’utente si collega, quando un membro della famiglia che lo utilizza ha un qualsiasi tipo di relazione con la vittima della sostituzione di persona.
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Come denunciare i profili fake?
Distinguiamo il caso in cui il profilo abbia rubato la tua identità rispetto agli altri.
In questo caso gli stessi social, ad esempio Facebook, prevedono un apposito modulo da compilare:
La persona che segnala rimane anonima, quindi non sarà rintracciata dall’utente oggetto della segnalazione.
Ancora prima di segnalare, tuttavia, dovrai procurarti le prove del reato: fai screenshot che dimostrano che l’account creato è falso, segnati l’url dell’account che normalmente contiene anche l’ID del profilo.
Poi, puoi procedere in due modi:
- rivolgerti alla Polizia Postale della tua zona di residenza. Per contattare la polizia postale si compila apposito modulo online;
- mandare una diffida legale, ma devi aver già identificato la persona che ha creato il profilo falso;
- come passo successivo puoi procedere con la querela. Come sai, il nostro studio consiglia, per i tempi e i costi, di ricorrere alla via giudiziaria come ultima opzione, anche perché i tempi per avere giustizia sono troppo lunghi affinché la giustizia sia davvero effettiva. Va da sé che in casi gravi come lo stalking o la diffamazione la via giudiziaria rimane la via da percorrere.
Nel caso di furto d’identità ci sono altri due strumenti da utilizzare: segnalazione al Garante della privacy per violazione del GDPR e richiesta al social di cancellare i dati sottratti e utilizzati indebitamente.
Il nostro studio legale, che offre come servizio anche il monitoraggio della presenza online dell’azienda, ha ottenuto importanti risultati per clienti che necessitavano di tutelare la brand reputation messa a repentaglio da profili social falsi.
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