Sentiamo tanto parlare di blockchain negli ultimi tempi, soprattutto legata agli NFT. Tuttavia le tecnologie blockchain esistono da oltre 15 anni.
La blockchain 1.0 nasce infatti nel 2008, conosce la prima grande evoluzione nel 2015, quando con Ethereum si passa alla blockchain 2.0. E oggi ci troviamo nel mezzo della sua terza fase, la blockchain 3.0.
Perché nel blog di uno studio legale parliamo di questa tecnologia? Perché è nato un nuovo business attorno alla blockchain e agli NFT, e dove c’è un business c’è bisogno di regole.
Ecco perché ti spieghiamo cos’è la blockchain in parole semplici e comprensibili.
CONTENUTO DELL'ARTICOLO
Che cos’è la tecnologia blockchain
Nasce prima la criptovaluta o la blockchain? Senza la blockchain la criptovaluta non potrebbe esistere.
Infatti la blockchain è quell’infrastruttura su cui avvengono le transazioni virtuali in modo del tutto decentralizzato.
Navigando sul web puoi trovare molte definizioni di blockchain: da “archivio digitale” a “registro distribuito”, fino a “la nuova internet”.
La blockchain è una struttura di dati che nasce per favorire lo scambio dei bitcoin. La blockchain è esplosa negli ultimi 2 anni perché si è capito che è un sistema che ha molte potenzialità rispetto alla mera applicazione all’ambito finanziario.
Infatti le sue caratteristiche la rendono fruibile in moltissimi campi: si può pensare ad un cloud decentralizzato, ai social media decentralizzati, fino a piattaforma di gestione del voto elettronico.
Come funziona la catena di blocchi?
La blockchain è un archivio digitale composto da una catena di blocchi, ognuno dei quali ha 3 elementi:
- È un contenitore di dati. Quali dati dipende dal tipo di blockchain: può essere ad esempio i dati di una transazione se c’è uno scambio di fungible token
- Stringa di hash: il codice criptografato che identifica il blocco e il suo contenuto. Quindi la stringa di codice, come un’impronta digitale, è unica. Ogni volta che viene creato un nuovo blocco si crea un nuovo hash
- Ogni blocco contiene anche l’hash del blocco precedente. Ecco perché si parla di catena, ed ecco perché la blockchain è così sicura, cioè non modificabile. Per far capire: se la catena è composta da 3 blocchi, il terzo blocco oltre al suo hash unico, contiene anche l’hash del blocco 2 frutto dell’hash del blocco 1.
Caratteristica ulteriore della blockchain, che ne determina la sicurezza, è la proof of work: una serie di calcoli aggiuntivi che rallentano la produzione di nuovi blocchi e ne rendono estremamente difficoltoso l’hackeraggio. Infatti per hackerare ogni blocco bisognerebbe decifrare oltre all’hash anche ogni proof of work.
Dall’aggiunta della proof of work deriva l’attività di mining. Il miner è colui che, grazie all’utilizzo di computer estremamente performanti, risolve l’operazione.
Non dimentichiamo poi la decentralizzazione: attraverso la rete peer to peer chiunque si può unire e partecipare. Ogni partecipante diventa un nodo. Ogni volta che si crea un nuovo blocco, questo viene inviato a tutti i nodi. Ognuno controlla che tutto sia in ordine, e se lo è ogni nodo aggiunge il nuovo blocco alla propria blockchain. Ma se un nodo vede che il blocco è stato hackerato, la catena si interrompe.
Per questo più nodi ci sono, meglio è!
Caratteristiche della blockchain
Dal procedimento appena visto derivano le caratteristiche del database blockchain:
- è custodito e aggiornato in tempo reale su una moltitudine di “nodi”. Più sono numerosi i nodi e meglio è;
- è sempre online: non può dipendere da un data center o un altra infrastruttura che rischia di andare offline;
- la sicurezza: è impenetrabile;
- l’immutabilità: le informazioni trasmesse nel passato non sono modificabili;
- la trasparenza: consultabile da tutti in qualsiasi momento.
Ma soprattutto è una tecnologia decentrata. Pensiamo a quanto è importante questa caratteristica facendo un esempio: da secoli ci affidiamo alle banche per le nostre operazioni finanziarie. Non c’è altro modo per effettuare una transazione se non attraverso un’autorità centrale.
Ma questa autorità non ha solo un ruolo esecutivo: prima di effettuare una transazione la approva.
Questo cosa significa?
Da una parte che non si è autonomi nel gestire le proprie risorse economiche, dall’altra non ci si devono prendere responsabilità.
La blockchain invece è democratica: non c’è qualcuno che blocca l’accesso, ma nello stesso tempo responsabilizza, quindi richiede una grande fiducia nella rete che la compone.
È sempre online. Quindi si aggiorna da sola in tempo reale grazie ad una rete mondiale di archivi digitali (“database network”). Gli utenti che fanno parte della rete, possono aggiornare solo i singoli blocchi a cui hanno accesso e non possono agire sugli altri blocchi già inseriti nel sistema.
Chi gestisce l’ecosistema della blockchain?
Proprio per la sua struttura, la blockchain è un sistema di democratico basato sul consenso della rete.Nelle blockchain pubblche non esiste una struttura piramidale, per questo è decentrata.
Esiste però anche la blockchain privata: il sistema di autorizzazioni di scrittura e modifica dei blocchi, ossia il mining, è centralizzato, mentre le autorizzazioni di lettura rimangono pubbliche, o circoscritte ad un gruppo di utenti.
Esiste anche la blockchain ibrida in cui solo alcune attività di mining sono centralizzate.
Si può pensare alla blockchain privata in tutti quei casi in cui circolano dati sensibili.
Come nasce la blockchain
Ti starai domandando chi ha inventato la tecnologia blockchain.
La blockchain viene progettata nel 1991 da due ricercatori americani, per rispondere all’esigenza di compilare i documenti digitali e fare in modo che non siano modificabili.
Tuttavia la tecnologia non viene utilizzata fino al 2008.
Hai sentito parlare di Satoshi Nakamoto?
Questo pseudonimo è stato utilizzato dall’inventore della prima valuta digitale, il bitcoin. Nakamoto nel 2008 pubblica un white paper in cui afferma che esiste la possibilità di sviluppare una digital currency indipendente e distaccata da ogni forma d’istituzione centralizzata.
Insomma, dopo la grave crisi che ha portato al fallimento della più importante banca mondiale, la Lehman Brotehrs, si intravede la possibilità di fare a meno di mediatori finanziari per effettuare le transazioni.
Nel 2009 va online il sito web https://bitcoin.org/it/ che promuove la collaborazione con altri sviluppatori.
Questa è la ragione per cui spesso Bitcoin e blockchain vengono spesso confusi. In realtà le potenzialità della blockchain vanno molto oltre la decentralizzazione degli scambi di valuta virtuale.
Oggi la blockchain viene essere utilizzata non solo per lo scambio di criptovalute, ma per conservare in sicurezza ogni tipo di dato. Ad esempio gli smart contracts, o per la creazione dei c.d. non fungible token.
Dalla Blockchain 1.0 alla Blockchain 3.0
La blockchain non ha tutte le caratteristiche viste sin da subito, ma c’è stata un’evoluzione. La prima tecnologia che conosciamo è la Blockchain Bitcoin, il cui limite era la lentezza delle transazioni. Inoltre le dimensioni del blocchi erano molto ridotte. Di fatto poteva essere utilizzata solo per creare riserve di valore.
Nel 2015, con Ethereum, si passa alla tecnologia blockchain 2.0 che, oltre a risolvere parte dei problemi di prestazioni, introduce la programmabilità delle transazioni grazie agli smart contracts. Questa evoluzione segna il passaggio dell’utilizzo della tecnologia blockchain come database decentralizzato, a sistema autonomo e sicuro.
Questa è davvero la svolta per ampliare l’utilizzo della tecnologia.
Oggi siamo nella terza fase della blockchain, il cui scopo è principalmente quello di superare i limiti della decentralizzazione, cioè la scalabilità. Il sistema di mining, nonostante che sia migliorato tantissimo, comporta comunque un alto dispendio di energie.
In ogni caso la Blockchain 3.0 è enormemente migliorata in tutte le sue caratteristiche, soprattutto per quanto riguarda la sicurezza nella conservazione e circolazione dei dati personali.
Le potenzialità della tecnologia blockchain
Ogni informazione che viene trasmessa attraverso il sistema del registro distribuito ha 3 caratteristiche:
- Non può essere cancellata perché visibile a chiunque abbia una rete internet. Ricordiamo che ogni blocco è composto da informazioni pubbliche, accessibili a tutti, e informazioni private, accessibili solo a chi ha concluso la transazione;
- Il possessore di quell’informazione può sempre dimostrare che è sua, grazie alla firma digitale
- È immutabile e la data dell’inserimento rimarrà per sempre.
La nuova internet ha potenzialità di applicazioni infinite: dalle transazioni di criptovalute, fino ad essere la piattaforma per votazioni online, e, come stiamo vedendo ultimamente, può essere la struttura su cui si fonda un vero e proprio mondo virtuale: il Metaverso.
Ma nella realtà la blockchain è già utilizzata in molti settori. Ad esempio per tracciare la provenienza delle materie prime presenti nei prodotti alimentari in commercio. Potrebbe essere utilizzata in sanità, dove c’è un gran bisogno di rendere sicuri i dati trattati dei pazienti, e contemporaneamente la necessità che tra i sanitari ci sia un passaggio di informazioni veloce.
Nell’ambito delle imprese la tecnologia blockchain può essere utile per snellire i procedimenti, ottimizzando i processi e diminuendo i costi.
Blockchain e proprietà intellettuale
Tutte queste caratteristiche fanno sì che la blockchain possa essere utilizzata in molti ambiti. Ma, in questo contesto, a noi interessa l’applicazione per i non fungible token e il diritto di proprietà intellettuale che si genera per tutto ciò che è creato attraverso questi blocchi.
Quando abbiamo parlato di violazione del diritto di proprietà intellettuale sul web, abbiamo detto che ogni piattaforma prevede una forma di tutela di tutela delle opere d’ingegno. Tuttavia il problema di fondo è dimostrare il proprio diritto.
Le uniche soluzioni, fino ad oggi, erano la registrazione del marchio e il deposito del copyright, quando ce ne fossero i requisiti.
Grosso problema fino ad ora è stato tutelare le opere digitali dal plagio.
Ci troviamo di fronte a due casistiche: la prima è l’opera creata solo attraverso la blockchain, ossia il non fungible token, da cui deriva la crypto art. L’altra è il caso in cui un’opera d’arte esistente viene riprodotta attraverso l’uso della blockchain.
Gli effetti giuridici saranno diversi:
Se un’opera digitale d’ingegno, viene creata attraverso la blockchain, sotto forma di non fungible token, che è tale proprio per la sua unicità, ha caratteristiche tali da essere un’opera tutelata dal diritto di proprietà intellettuale, perché ha insita la dimostrazione dell’originalità e dell’unicità.
Quindi non c’è bisogno di fare altro, né di registrarla come marchio, né di registrare il copyright con le procedure tradizionali: se l’opera viene venduta, solo il proprietario originario potrà rivendicarne la proprietà.
Obiettivo invece di riprodurre un’opera d’arte attraverso la blockchain è quella di certficarne l’originalità e fissare ogni flusso d’azioni attraverso gli smart contracts. La blockchain è lo strumento che consenteil tracciamento dello storico delle opere d’arte e opere d’ingegno e la loro gestione.
Di fatto la tecnologia blockchain è un ottimo strumento deterrente per il plagio di copy e grafiche.
Blockchain e legge
Gli artisti trasformano trasferiscono le proprie opere sulla blockchain per proteggere il diritto d’autore. Ma nonostante si abbini la creazione di NFT al diritto d’autore, ad oggi non c’è nessuna fonte normativa che dichiara che i non fungible token hanno i requisiti per godere della tutela del diritto d’autore. Tutto questo è opera dell’interpretazione giurisprudenziale.
A maggior ragione non c’è alcuna legge che stabilisce che la registrazione di un brand su blockchain, sostituisce la registrazione del marchio.
La confusione è data dal fatto che blockchain e tutela della proprietà intellettuale rispondono alla stessa esigenza di proteggere un’opera d’ingegno, fissando la data certa della sua creazione e definendone la titolarità.
Ma bisogna sottolineare che ad oggi la tokenizzazione non sostituisce la registrazione del marchio.
Altra credenza da sfatare è quella per cui acquistando un NFT, che è la tokeinizzazione di un’opera d’ingegno reale, si acquistano i diritti su quell’opera: se compri gli NFT che riproducono un’opera d’arte non acquisisci alcun diritto sull’opera d’arte reale. I diritti che acquisisci riguardano la copia virtuale dell’opera d’arte.
Conclusioni: come impatta la blockchain nello studio legale
Ci rendiamo conto che siamo in un momento in cui c’è un forte hipe in merito all’argomento.
La blockchain infatti è l’impalcatura su cui poggiano la produzione di NFT e la creazione delle realtà virtuali sotto forma di Metaverso.
Il nostro studio, sempre in pole position quando si parla di digitale, ha già redatto contratti NFT e fatto consulenze per il Metaverso.
Ma al di là di questo, le caratteristiche della blockchain e degli smart contracts, hanno specifiche implicazioni legali quando si tratta di affrontare casi di plagio di NFT, o di rivendicare diritti sui token.
L’incertezza normativa determina però anche l’incertezza di applicazione ed evoluzione di questo nuovo web.
Decreto semplificazioni 2019
Per completezza c’è da dire che in realtà il Decreto Semplificazioni del 2019, rivolto quindi alle PA, ha dato una definizione sia di blockchain che di smart contracts.
Lo smart contract è definito:
“Programma per elaboratore” che opera su tecnologie basate su registri distribuiti e la cui esecuzione vincola automaticamente due o più parti sulla base di effetti predefiniti dalle stesse.
Soddisfa il requisito della forma scritta previa identificazione informatica delle parti interessate, attraverso un processo avente i requisiti fissati dall’Agenzia per l’Italia Digitale con linee guida da adottarsi entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge di conversione del decreto legge”.
Questo tuttavia non basta, e gli operatori giuridici ad oggi devono compiere un forte sforzo interpretativo nelle consulenze che riguardano la blockchain.